giovedì 24 gennaio 2019

Gennaio, tempo di propositi felici -2


Ho scritto l’altra volta tra i miei propositi felici i miei personali s- propositi: quel che non faccio più per campare più felice.

Oggi parlo invece di quel che aiuta, qualcosa che rende quindi più felice.

In particolare:

Organizzarmi l’agenda : il cosiddetto bullet journal è bellissimo. Una cosa che, se lo cercate su youtube, vi fa venir da dire “figoooo”. Ecco,  tutto vero. La verità è che basta meno. Molto meno.

Nessuna necessità di un’agenda firmata da 30 euro. Basta un quadernetto o un’agenda di Tiger, la mia è una giornaliera pagata 3 euro, di un color fuxia sgargiante, e funziona benissimo…anche per il morale, visto che mi fa vedere la vie en rose ogni volta che la tiro fuori dalla borsa. Bastano anche meno colori: uso la classica 4 colori di Paolo Bitta 😊. Scrivo in nero gli impegni e gli appunti, in blu le cose di cui sono grata quel giorno, cerchio in blu il mio ‘spazio kakebo’, uso il verde per gli obiettivi della settimana e gli appuntamenti sociali, il rosso per gli aforismi che mi ispirano e per fare le spunte sulle cose fatte. Trovo utile usare i colori perché spunta subito all’occhio la categoria per cui ho scritto certe cose.

Scrivo le cose che voglio comprare nel mese, il memo delle verdure di stagione, il menù della settimana, l’elenco delle faccende domestiche quotidiane, settimanali, mensili e annuali. Scrivo l’elenco degli abiti della mia capsule wardrobe. Scrivere così tanto mi aiuta a far diventare i propositi degli impegni, delle abitudini quotidiane. Una volta che ‘è scritto’, non farlo mi pone davanti a una mancanza, a un ‘avrei dovuto’, a un senso di colpa: per una volta posso sfruttare il senso di colpa in modo positivo, perché significa che non ho fatto qualcosa per me. E avere sott’occhio gli elenchi di abiti e faccende mi aiuta a tenere sotto controllo, anche da lontano, quello che c’è da fare, a prendermi cura di me, della mia casa e delle mie cose, della mia famiglia.

Organizzare l’armadio mio e di Pannolina: ormai sono un po’ di anni che uso il metodo del project 333: un armadio limitato a 33 pezzi (io mi sono fatta dispensa, di solito ne uso 37 che è un numero che mi piace di più) da utilizzare per 3 mesi. Al cambio di stagione si ruota con il resto degli abiti, diligentemente accantonato in scatole. In questo modo mi sembra di avere un guardaroba completamente nuovo, tirare fuori gli abiti dalle scatole ti fa ritrovare vecchi amici ma con un senso di novità, ti suggerisce nuovi accostamenti che prima non osavi. Inoltre usare un numero limitato di vestiti ti impone, per forza di cose, di utilizzare abiti abbinabili tra loro e solo quelli che più ti piacciono. Se avete questo timore: no, sono anni che lo faccio e nessuno si accorge che porto gli stessi abiti. Nessuno mi dice “ah ma questo lo indossavi lo scorso martedì”. La verità è che qualcuno ha messo in giro questa voce per farci spendere di più 😉…e che se lavate regolarmente i vostri capi (cosa obbligatoria, visto che ne avete pochi e non potete permettervi di avere le macchie in bella vista) gli altri noteranno solo quanto vi sentite bene nei vostri panni.

Inoltre è più facile prendersi cura di 37 abiti, lavandoli con cicli delicati o a mano, prendendosene cura con il piegarli bene, piuttosto che di un numero sterminato di vestiti, che inevitabilmente sarai costretta ad ammassare per mancanza di spazio, stirare più spesso (leggi: logorare) perché l’ammassamento leva spazio, impazzire a ricordare quanti abbiano bisogno di una rinfrescata e quanti no, per poi finire sopraffatti, infilarli in una lavatrice a caso e …sbagliare lavaggio (questa è la mia autobiografia fino a qualche anno fa).

Ora applico lo stesso metodo anche a mia figlia, che però ha una cinquantina di abiti perché può sporcarsi più spesso. Anche questo è utile per tenere meglio gli abiti, e inoltre siccome ricevo spesso abiti da amiche che li dismettono per i propri piccoli, mi aiuta a tenere solo quelli che preferisco…e gli altri li posso girare ad altre persone che possono averne bisogno.

Fare i turni abiti: questa è un trucco per ‘logorare tutti gli abiti’ allo stesso modo. Fare dei turni per mettere gli abiti (tipo: lunedì pantaloni, martedì gonna, giovedì vestito…) aiuta a far sì che tutti gli abiti possano essere sfruttati allo stesso modo. Chiaro, ognuno deve creare un metodo a seconda delle sue abitudini, gusti e impegni, ma aiuta ad avere cose logore e abiti nuovi che restano in sempiterno chiusi nell’armadio. Inoltre aiuta ad avere sempre il tempo di fare il bucato e asciugarlo senza problemi. Tenere un elenco scritto aiuta anche ad avere sott’occhio cosa potete sfruttare.

Chiedere aiuto, per favore: quest’abitudine è una vera sfida…sono la terza figlia, mia mamma mi ha avuta non più giovanissima, quindi fin da piccola mi sono abituata a chiedere il meno possibile perché sapevo che la pazienza dei miei era già a dura prova. Ho fatto anni a correre, correre, cercare di far tutto da me…e ho trovato un marito bravissimo, ma che onestamente NON capisce i carichi di lavoro domestico e familiare. Non li vede. Non rileva la differenza tra polvere e non polvere, disordine e non disordine, un cesto di bucato colmo o vuoto, una bambina bisognosa di bagnetto o meno…ho dovuto vincermi. Ho dovuto far notare. Che facesse ‘il furbo’ fingendo di non vedere oppure no, la mia salute, la mia pazienza, la mia famiglia aveva bisogno del suo contributo. E quindi, ora chiedo. Chiedo di portare fuori la spazzatura, di ritirare o stendere i panni, di fare il bagnetto alla nostra piccola. E mi adatto se certe cose non sono proprio come vorrei, pazienza: almeno sono fatte e non ho dovuto pensarci io. Chiedo alla nonna se può star lei con la piccola, mentre vado a far la spesa o altro: per quanto ami mia figlia ci metterei molto di più con lei.

Chiedo aiuto a mia sorella, se ho bisogno di una babysitter e di una serata fuori.

Chiedo, semplicemente. Non ottengo sempre, e mi dispiace, ma devo provare almeno per la mia salute mentale.

Ritagliare. Ritagliare tempo dai tempi morti, e in questo l’agenda e il pendolarismo aiutano.

Il tragitto a piedi fino alla stazione? È il momento giusto per telefonare ai parenti, agli amici. Il momento di attesa del treno? Posso controllare le offerte del supermercato e pensare al menu settimanale e alla lista della spesa, che appunto sul cellulare. Sul treno posso finalmente concedermi il tempo di leggere. Il caffè del mattino è tempo per l’agenda. L’attesa in posta o alla cassa del super è quella in cui penso a ciò che va comprato in sostituzione di qualcosa di rotto, ai vestiti da preparare per il giorno dopo…e tutto questo è tempo non più perso, ma guadagnato perché mi semplifica la vita.

Pensare diverso. Il problema è solo imparare a pensare diverso. Hai sempre portato la gonna a pieghe col maglioncino, ma oggi quest’ultimo è a lavare? Chi l’ha detto che non puoi provare con la camicia jeans? hai sempre fatto quella strada per andare al lavoro, ma oggi è bloccata? Magari facendone un’altra scopri che vicino all’ufficio c’è un ufficio postale poco frequentato, in cui perderai meno tempo. Le abitudini fanno risparmiare tempo e fatica mentale, ma per ritagliare tempo e imparare a sfruttarlo bene, ho imparato a rompere ogni tanto la routine e scoprire se c'è qualcosa di nuovo, che mi aiuta a fare nuove migliorie alla mia giornata.

mercoledì 9 gennaio 2019

Gennaio, tempo di …propositi felici!


Si dice che gennaio sia il momento dei buoni propositi. Gli anni mi hanno insegnato che – volenti o nolenti – ci sono prove e momenti difficili dietro l’angolo, così il buon proposito dell’anno per me è uno solo: essere felice.


Dici niente, esclamerai tu lettore.

Eh no, chiaro che è difficile. Per questo ho deciso di condividere qui le cose che – sperimenta e sperimenta – ho capito che funzionano per me…e che mi aiutano a sentirmi meglio.   

  1. Smettere di aspettare di essere qualcos’altro. Tipo: una taglia 38, una mamma -bis, una donna in carriera con uno stipendio degno, una proprietaria di villetta indipendente… per un semplice motivo: tutto ciò potrebbe non accadere mai. C… che dramma. Certo, suona macabro e portasfiga, ma qualcuno deve dirlo: potrei morire anche stasera, stanotte, domani. Nessuno sa quanto tempo gli rimane…Magari altri 80 anni. Ma se così non fosse? Siamo tutti malati terminali, in fondo. Chi lo è davvero, è forse più conscio di una realtà fondamentale: non è importante essere belli, nemmeno magri, nemmeno ricchi, nemmeno trendy. È importante stare bene nell’anima e nel corpo, fare ciò che ci entusiasma e ci diverte e ci fa sentire che stiamo dando uno scopo alla nostra giornata, stare con le persone a cui vogliamo bene e che già sono al nostro fianco, prenderci cura di loro.
    Tutto il resto è noia (no non ho detto gioia ma noia noia noiaaa)   
     

2. Smettere di adeguarmi al modello di qualcun altro. Vedi sopra. Banali esempi tratti dalla mia vita personale: ho una taglia 46. Qualche volta 44, più spesso 46. Potrei essere più magra? Claro que sì. Cosa mi costerebbe tutto questo? Boh.

Ma la domanda è: dovrei odiarmi/rimproverarmi/biasimarmi/inginocchiarmi sui ceci perché non entro (più) in una 42? Dovrei guardare con occhio critico a me stessa solo perché il mio sedere è molto più grosso di 10 anni fa? La verità è che nemmeno 10 anni fa quel sedere piccino piccio' (beh, rispetto a ora…😊) mi soddisfaceva, anche perché c'è sempre un sedere più piccolo del tuo. La verità è che questo corpo ha conosciuto il dolore fisico di due raschiamenti dell'utero, di un parto, la fatica fisica di 20 mesi di allattamento e di alzarsi alle 6 del mattino per tenere pulita casa, lo stress dei mal di testa frequenti (per la frustrazione lavorativa) e il mal di reni per aver messo a dura prova il mio corpo. E quindi no: non ho nessuna intenzione di guardare male quel sedere cicciotto.  Ho più voglia di prendermi per mano, farmi i complimenti per come combatto le mie battaglie e prendermi cura di me, perché me lo merito. Chi stabilisce che vali tanto quanto la larghezza del tuo Qlo non ha la verità in tasca: più probabilmente è uno che non sa nemmeno quali sono le priorità della vita, e di sicuro è qualcuno che non usa gentilezza nel giudicare gli altri.  E seriamente: serve a qualcosa uno così, nella vita?

3. Smetterla con i “si deve”. È stato uno dei Natali più leggeri di sempre perché ho eliminato tutti gli impegni non desiderati. Avete presente quelle persone che non vedete mai, ma a inizio dicembre se ne escono con “dobbiamo assolutamente vederci prima di Natale!”…perché? vuoi rifilarmi un regalo – paccottiglia che intaserà la mia casa ( e di cui non sento il minimo bisogno)? Senti il bisogno di mettere a posto la coscienza e mettere la tacchetta sull’agenda che dica “anche quest’anno l’abbiamo fatta fuori”? …se per tutto l’anno non senti il bisogno di avermi nella tua vita, a Natale vuoi vedermi perché “siamo tutti più buoni”?...io non voglio che tu mi veda perché ti vuoi sentire buono ( …ti faccio pena?)…io voglio vedere gente che mi consideri un valore aggiunto nella sua vita. E questo vale 52 settimane all’anno, non solo quella prima di Natale. Smettere di adempiere questi ‘finti doveri’ vi esime da: correre dalla zia che non vedete mai / mandare auguri  a catena (perché non sapete quale augurio sincero esprimere a chi non vedete mai) / evitare di comprare candele alla vaniglia in serie (che ‘magari non è il suo profumo ma la candela fa sempre Natale’)/ amareggiarvi constatando che il figlio dell’amica che non vedete mai ha sì 6 anni, ma la maglietta che gli avete comprato gli va bene sì e no su un polso (e d’altra parte non vedendolo mai come potevate sapere che sta crescendo con la taglia di un giocatore di rugby 28enne?) / evitare di passare un’intera serata a scambiarvi sorrisi di circostanza con colleghi con cui non andate nemmeno troppo d’accordo… e potrei continuare. Vi ritroverete il tempo in più per fare regali di Natale mirati e pensati, per passare più tempo con le persone a cui tenete, per cucinare i biscotti con i vostri bimbi / nipoti, per le maratone di film di Natale, per le passeggiate…

Applicate questo approccio per tutto l’anno. Dodici mesi. 52 settimane. 365 giorni senza ‘finti doveri’. Calcolate l’infinito tempo in più che vi ritroverete senza magoni, noie, tempo sprecato a soffocare sbadigli e malumori. Quantificate le occasioni di gioia, di amicizia, di riposo e tranquillità che potrete ritrovarvi al contrario. Ci saranno dei malumori?  Gente che non capirà? Critiche? Il punto è che per voi le persone ‘dei finti obblighi’ già non contano nulla. Ammettetelo almeno con voi stessi. È davvero fondamentale non contrariare la collega a cui dite no per l’aperitivo di ufficio? È davvero necessario andare a visitare quel parente che per tutta la vostra infanzia si è fatto i fatti suoi, solo perché è Pasqua? La gente importante, quella che per voi c’è stata e continua ad esserci, voi sapete qual è. La vita è breve, il tempo è poco. Non perdetelo, regalatelo a chi lo merita.

Beh, finora abbiamo detto cosa bisogna “smettere di”…fare.

Nella prossima puntata invece (dal 21 gennaio in poi) vi racconterò i miei personali metodi per “essere più felice”.

A presto! 😊