Questa primavera ho festeggiato i miei
primi 3 anni di guardaroba capsula. Ho cominciato durante la gravidanza, 3 anni
fa, per riuscire a essere presentabile in ufficio senza trovarmi a spendere un
patrimonio per gestire una situazione tutto sommato transitoria…avevo già letto
diversi articoli ispirati al Project 333 di Courtney Carver (vi consiglio la
sua pagina fb Be more with less, altamente motivante per chi cerca una vita
meno densa di cose e più di significato). La cosa mi aveva fatto dire “ma va’…impossibile!”…per
poi diventare pian piano un “perché no?”
Mi sono messa alla prova e …non solo
si può fare ma è molto, molto più divertente e creativo che non fare shopping
continuamente! Far quadrare i conti per 3 mesi con un armadio di 33 pezzi (lo
ammetto, io di solito ne uso 37…mi piace di più come numero) è stimolante, ti
spinge a sfruttare tutto, ma proprio tutto quel che hai, anche con abbinamenti
del tutto impensati.
Ma uno degli aspetti importanti per me
è stato anche diventare più capace di leggermi dentro: capace di capire se quel
pezzo che poi mi sono trovata a mettere di malavoglia non mi piace più, o
semplicemente non è più adatto al mio stile di vita…o alla mia età (non ho mai
avuto le cosce di Kate Moss, ma con l’ingresso negli anta e la gravidanza alle
spalle quelle cosciotte sono più molli…e mi chiedono un po’ di pudicizia e
gentilezza in più!)
Per questo ho imparato a badare a
cosa, a fine stagione, non ho mai sfruttato. Se per tre mesi ho fatto a meno
della gonna fru fru, forse è arrivato il momento di pensionarla, modificarla o…
Che si fa della gonna frufru che non
metti più?
Opzione 1:
se vecchiotta e malmessa, e ormai non più amata…la puoi tenere da parte e darla
ai negozi che sempre più spesso organizzano campagne di raccolta degli abiti usati.
Ad esempio OVS raccoglie ora gli abiti che non amate più, e per ogni sacco di
abiti riceverete un buono sconto da 5 euro da usare su una spesa di almeno 40
euro. Se OVS non incontra i vostri gusti, sappiate che periodicamente Kiabi organizza
una campagna di raccolta in collaborazione con la onlus Humana, e che anche Intimissimi
indice campagne di raccolta per la biancheria intima (a proposito, devo rottamare
i reggiseni!)
Opzione 2:
se si è abili con ago e filo, si può provare a modificare. Questa è un’opzione
valida soprattutto se vi piace il tessuto, la gonna è vissuta ma ancora ‘portabile’
e l’unica cosa che vi fa storcere il naso è la lunghezza, o il fatto che magari
sia un po’ larga. Personalmente però valuto sempre quanto ‘il gioco valga la
candela’, se la gonna vi piace ma non vi convince fino in fondo, se la modifica
sarà costosa e richiede la manodopera di una sarta forse può valere la pena
passare all’opzione 3…o 4!
Opzione 3:
vendete il capo. Questa è un’ottima opzione soprattutto se: il capo è firmato e
può avere una buona rivendibilità, è in buone/ottime condizioni e a voi proprio
non piace (o non piace più). In questo caso, personalmente consiglio il
mercatino dell’usato: portate i vostri capi e li dimenticate lì, salvo passare
di lì a qualche tempo o attendere che vi contattino per comunicarvi la vendita.
È bene però mettere in conto che si guadagna poco, sicuramente meno del previsto:
chi frequenta i mercatini anche come acquirente sa che i capi lasciati in conto
deposito per più di 60 giorni vedono ulteriormente decurtare il proprio prezzo.
Quindi quell’abito che a voi è costato 200 euro, arriva a essere messo in
vendita a 100, e a voi toccheranno solo 50 euro…ma dopo 60 giorni arriverete a
20 euro…e via dicendo. Se in vendita mettete un abito costato a voi 30 euro,
capite che riuscite alla fine dei conti a portare a casa 3 euro è andata ancora
bene. Ciò nonostante lo trovo apprezzabile rispetto a tenervi in casa degli
abiti che non portate più e che vi rubano spazio, ossigeno e possibilità di
riporre meglio gli abiti che davvero amate, portate e volete conservare. La
vendita in particolare è qualcosa che
apprezzo molto rispetto ai vestiti di Pannolina. Per lo più gli abiti di
Pannolina mi sono già arrivati di seconda o terza mano, ma in alcuni casi sono
ancora così in buone condizioni che ci realizzassi pure un euro a capo, li
riutilizzerei almeno di arricchire il suo guardaroba per gli anni a venire (col
passare del tempo gli abiti delle amichette / cuginette vengono sfruttati più a
lungo e arrivano da noi più difficilmente, perché non sono più in ottimo stato)…
Opzione 4:
donate! Ai parenti, agli amici se sapete che possono apprezzare (soprattutto
per i bimbi i vestiti smessi sono una mano santa per i portafogli, e da tenere
in considerazione visto quanto velocemente i piccoli cambiano taglia dei propri
vestitini). Ma anche alle associazioni benefiche. A voi torna spazio nell’armadio
per far ‘star comodi’ i vestiti che decidete di tenere, e seriamente: quel
pantalone che a voi non piace o non dona più può diventare un grande aiuto per
qualcuno più in difficoltà. Chiaramente i vestiti devono essere comunque mettibili:
ok un piccolo rammendo nascosto, ma voi lo indossereste un pantalone tutto
rattoppato? Ed è giusto mettere una persona più povera nella condizione di dire
‘o questa minestra o salto dalla finestra’? siate pietosi, non metteteli in
condizione e passate alle opzioni 5 o 6.
Opzione 5: riusate.
Quella maglietta macchiata di vostro marito può diventare uno straccio. Il collant
smagliato potete tagliuzzarlo e usarlo come spago per legare i pomodori o il
sacco dell’immondizia. Se siete bravi con ago e filo, quel jeans sdrucito può
diventare tante cose diverse: la sacca porta tappetino da pilates, o anche uno
zainetto per il nido per Pannolina. Un cuscino patchwork. Una bustina portapenne.
Insomma…se il tessuto è buono e l’abito è solo irrimediabilmente strappato in
un altro punto, potete salvare qualcosa dalla discarica e risparmiare voi
qualcosa che altrimenti dovreste comperare.
Opzione 6: riciclate.
Le parti di tessuto rotte o rovinate possono essere riutilizzate: esistono
centri che si occupano del recupero delle fibre tessili. Se avete visto il
documentario ‘the true cost’ sapete che l’industria tessile è tra le più
impattanti e inquinanti al mondo. Non possiamo permetterci di chiudere gli
occhi di fronte a questa realtà. Ne va della nostra salute, e di quella dei
nostri figli. Gli abiti, le scarpe non devono prendere mai semplicemente la via
del bidone dell’indifferenziata, ma devono essere comunque conferiti negli appositi
bidoni gialli.
…in merito all’opzione 6:
non è tutto oro quel che luccica. I vostri abiti hanno vissuto a lungo con voi,
li avete usati bene, li avete smaltiti correttamente. E nonostante tutto
sappiate che potrebbero finire, vostro malgrado, ad alimentare un mercato dove
finiranno per essere rivenduti a un prezzo spropositato in Africa, da parte delle
associazioni mafiose. Come si esce da questo problema? …comprando meno. Semplicemente.
A tutto vantaggio del vostro portafoglio, ma soprattutto a tutto vantaggio dell’inquinamento,
dello spreco zero di risorse.
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