Ho scritto l’altra volta tra i miei
propositi felici i miei personali s- propositi: quel che non faccio più per
campare più felice.
Oggi parlo invece di quel che aiuta,
qualcosa che rende quindi più felice.
In particolare:
Organizzarmi
l’agenda : il cosiddetto bullet journal è
bellissimo. Una cosa che, se lo cercate su youtube, vi fa venir da dire
“figoooo”. Ecco, tutto vero. La verità è
che basta meno. Molto meno.
Nessuna necessità di un’agenda firmata
da 30 euro. Basta un quadernetto o un’agenda di Tiger, la mia è una giornaliera
pagata 3 euro, di un color fuxia sgargiante, e funziona benissimo…anche per il
morale, visto che mi fa vedere la vie en rose ogni volta che la tiro fuori
dalla borsa. Bastano anche meno colori: uso la classica 4 colori di Paolo Bitta
😊.
Scrivo in nero gli impegni e gli appunti, in blu le cose di cui sono grata quel
giorno, cerchio in blu il mio ‘spazio kakebo’, uso il verde per gli obiettivi
della settimana e gli appuntamenti sociali, il rosso per gli aforismi che mi
ispirano e per fare le spunte sulle cose fatte. Trovo utile usare i colori perché
spunta subito all’occhio la categoria per cui ho scritto certe cose.
Scrivo le cose che voglio comprare nel
mese, il memo delle verdure di stagione, il menù della settimana, l’elenco
delle faccende domestiche quotidiane, settimanali, mensili e annuali. Scrivo
l’elenco degli abiti della mia capsule wardrobe. Scrivere così tanto mi aiuta a
far diventare i propositi degli impegni, delle abitudini quotidiane. Una volta
che ‘è scritto’, non farlo mi pone davanti a una mancanza, a un ‘avrei dovuto’,
a un senso di colpa: per una volta posso sfruttare il senso di colpa in modo
positivo, perché significa che non ho fatto qualcosa per me. E avere sott’occhio
gli elenchi di abiti e faccende mi aiuta a tenere sotto controllo, anche da
lontano, quello che c’è da fare, a prendermi cura di me, della mia casa e delle
mie cose, della mia famiglia.
Organizzare
l’armadio mio e di Pannolina: ormai sono
un po’ di anni che uso il metodo del project 333: un armadio limitato a 33
pezzi (io mi sono fatta dispensa, di solito ne uso 37 che è un numero che mi
piace di più) da utilizzare per 3 mesi. Al cambio di stagione si ruota con il
resto degli abiti, diligentemente accantonato in scatole. In questo modo mi
sembra di avere un guardaroba completamente nuovo, tirare fuori gli abiti dalle
scatole ti fa ritrovare vecchi amici ma con un senso di novità, ti suggerisce
nuovi accostamenti che prima non osavi. Inoltre usare un numero limitato di
vestiti ti impone, per forza di cose, di utilizzare abiti abbinabili tra loro e
solo quelli che più ti piacciono. Se avete questo timore: no, sono anni che lo
faccio e nessuno si accorge che porto gli stessi abiti. Nessuno mi dice “ah ma
questo lo indossavi lo scorso martedì”. La verità è che qualcuno ha messo in
giro questa voce per farci spendere di più 😉…e
che se lavate regolarmente i vostri capi (cosa obbligatoria, visto che ne avete
pochi e non potete permettervi di avere le macchie in bella vista) gli altri
noteranno solo quanto vi sentite bene nei vostri panni.
Inoltre è più facile prendersi cura di
37 abiti, lavandoli con cicli delicati o a mano, prendendosene cura con il
piegarli bene, piuttosto che di un numero sterminato di vestiti, che
inevitabilmente sarai costretta ad ammassare per mancanza di spazio, stirare
più spesso (leggi: logorare) perché l’ammassamento leva spazio, impazzire a
ricordare quanti abbiano bisogno di una rinfrescata e quanti no, per poi finire
sopraffatti, infilarli in una lavatrice a caso e …sbagliare lavaggio (questa è
la mia autobiografia fino a qualche anno fa).
Ora applico lo stesso metodo anche a
mia figlia, che però ha una cinquantina di abiti perché può sporcarsi più
spesso. Anche questo è utile per tenere meglio gli abiti, e inoltre siccome
ricevo spesso abiti da amiche che li dismettono per i propri piccoli, mi aiuta
a tenere solo quelli che preferisco…e gli altri li posso girare ad altre persone
che possono averne bisogno.
Fare
i turni abiti: questa è un trucco per ‘logorare
tutti gli abiti’ allo stesso modo. Fare dei turni per mettere gli abiti (tipo:
lunedì pantaloni, martedì gonna, giovedì vestito…) aiuta a far sì che tutti gli
abiti possano essere sfruttati allo stesso modo. Chiaro, ognuno deve creare un
metodo a seconda delle sue abitudini, gusti e impegni, ma aiuta ad avere cose
logore e abiti nuovi che restano in sempiterno chiusi nell’armadio. Inoltre
aiuta ad avere sempre il tempo di fare il bucato e asciugarlo senza problemi. Tenere
un elenco scritto aiuta anche ad avere sott’occhio cosa potete sfruttare.
Chiedere
aiuto, per favore: quest’abitudine è una vera
sfida…sono la terza figlia, mia mamma mi ha avuta non più giovanissima, quindi
fin da piccola mi sono abituata a chiedere il meno possibile perché sapevo che
la pazienza dei miei era già a dura prova. Ho fatto anni a correre, correre,
cercare di far tutto da me…e ho trovato un marito bravissimo, ma che
onestamente NON capisce i carichi di lavoro domestico e familiare. Non li vede.
Non rileva la differenza tra polvere e non polvere, disordine e non disordine,
un cesto di bucato colmo o vuoto, una bambina bisognosa di bagnetto o meno…ho
dovuto vincermi. Ho dovuto far notare. Che facesse ‘il furbo’ fingendo di non
vedere oppure no, la mia salute, la mia pazienza, la mia famiglia aveva bisogno
del suo contributo. E quindi, ora chiedo. Chiedo di portare fuori la
spazzatura, di ritirare o stendere i panni, di fare il bagnetto alla nostra
piccola. E mi adatto se certe cose non sono proprio come vorrei, pazienza:
almeno sono fatte e non ho dovuto pensarci io. Chiedo alla nonna se può star
lei con la piccola, mentre vado a far la spesa o altro: per quanto ami mia
figlia ci metterei molto di più con lei.
Chiedo aiuto a mia sorella, se ho
bisogno di una babysitter e di una serata fuori.
Chiedo, semplicemente. Non ottengo
sempre, e mi dispiace, ma devo provare almeno per la mia salute mentale.
Ritagliare.
Ritagliare tempo dai tempi morti, e in questo l’agenda
e il pendolarismo aiutano.
Il tragitto a piedi fino alla
stazione? È il momento giusto per telefonare ai parenti, agli amici. Il momento
di attesa del treno? Posso controllare le offerte del supermercato e pensare al
menu settimanale e alla lista della spesa, che appunto sul cellulare. Sul treno
posso finalmente concedermi il tempo di leggere. Il caffè del mattino è tempo
per l’agenda. L’attesa in posta o alla cassa del super è quella in cui penso a
ciò che va comprato in sostituzione di qualcosa di rotto, ai vestiti da
preparare per il giorno dopo…e tutto questo è tempo non più perso, ma
guadagnato perché mi semplifica la vita.
Pensare
diverso. Il problema è solo imparare a pensare
diverso. Hai sempre portato la gonna a pieghe col maglioncino, ma oggi quest’ultimo
è a lavare? Chi l’ha detto che non puoi provare con la camicia jeans? hai
sempre fatto quella strada per andare al lavoro, ma oggi è bloccata? Magari facendone
un’altra scopri che vicino all’ufficio c’è un ufficio postale poco frequentato,
in cui perderai meno tempo. Le abitudini fanno risparmiare tempo e fatica
mentale, ma per ritagliare tempo e imparare a sfruttarlo bene, ho imparato a
rompere ogni tanto la routine e scoprire se c'è qualcosa di nuovo, che mi aiuta
a fare nuove migliorie alla mia giornata.