giovedì 30 novembre 2017

gente che fa il Black Friday, gente che fa la corona dell'Avvento decrescente


Avete mai visto la corona dell’Avvento?
È una bellissima tradizione, diffusa nei paesi nordici, che vuole abituare soprattutto i ragazzi / bambini all’attesa del Natale, festa della Luce, con la luce delle candele. Si usano 4 candele, una per domenica di avvento, più una che rappresenta il Natale.
Ogni candela ha un significato e corrisponde a una domenica di avvento, la prima è detta del profeta; la seconda di Betlemme; la terza dei pastori; la quarta degli angeli. Altri dicono che le candele rappresentano Speranza, Pace, Gioia e Amore. Si accende ogni domenica una nuova candela perché la luce vinca sulle tenebre: usare rami sempreverdi intrecciati a racchiudere le candele serve a indicare l’unità e la vittoria sulla morte.
Beh, da noi si usano anche i calendari di avvento pieni di dolci cioccolatini, però Pannolina è un po’ piccola per abbuffarsi di cioccolato: in compenso è sempre strafelice ogni volta che vede accendere una candelina di compleanno, per cui …accontentiamola!
Ho creato la nostra corona dell'Avvento a partire da materiali riciclati o trovati a costo zero o quasi, ossia:
- una base di tronco di legno (mio suocero ha potato il ciliegio...)
- un lungo pezzo di nastro avanzato da due o tre Natali fa
- fil di ferro ricoperto di rosso (recuperato dal pane in cassetta)
- un pezzo di ramo di pino (tra quelli che fanno ombra alla mia macchina Chupacabra al parcheggio della stazione)
- 4 candeline tea light al profumo vaniglia, recuperate al Millaliraro vicino al lavoro (leggi: quei negozi 'tutto 1 euro'): costo 1.20€
- tre decorazioni chiudi pacco, a forma di bacca sempre prese al Millaliraro: costo 1.80€
- pignette recuperate all'inizio dell'autunno al parco, raccolte da Pannolina
- colla a caldo.
Coi rami di pino ho assemblato una corona, che ho unito coi pezzetti di fil di ferro. L'ho legata alla base di legno col nastro bianco, facendo dei fiocchetti. Per mascherare il fil di ferro ho infilato dentro le finte bacche.
Sulla base ho poi incollato con la colla a caldo le 4 candele e le piccole pigne.
E voilà!
L'abbiamo realizzata in casa nel week end del black friday. Visto che Pannolina aveva febbre e mal di gola ci siamo tappati nella nostra Catapecchia, e abbiamo passato il tempo tra coccole e creatività.
Vederle spalancare gli occhioni (finalmente non più lucidi di febbre) la sera di domenica, quando ho acceso la prima candela della nostra corona...Non ha prezzo. E mi ha dato più di qualsiasi (pur fruttuosa) maratona da centro commerciale.
Chiaramente mi ha fatto riflettere parecchio su quanto spesso corriamo su e giù affannandoci per il Natale...quando Natale è qualcosa di realmente diverso da una festività commerciale.

mercoledì 22 novembre 2017

Natale: non aprite quel pacchetto


Comincia il Natale e la corsa ai regali.
E qui sento la necessità di raccontarvi come la vivo io, poveretta, declutteratrice, minimalista, decrescente…insomma, vi racconto il mio punto di vista sull’intera vicenda Natale e Consumismo.

Mi sono accorta che poche cose mi lasciano svuotata come accorgermi, la mattina di Natale, di quante cartacce e roba inutile siano entrate a casa mia a riempire e ingombrare. Vogliamo parlare dei litri di bagnoschiuma irrinunciabili allo zucchero filato, della consistenza del detersivo piatti? Ma quelli almeno si possono riutilizzare come sapone mani o shampo per auto! Il peggio invece è il ciarpame da cucina. Ho ricevuto un numero abnorme di tazze natalizie. Ecco, secondo me non esiste in assoluto una cosa più triste della tazza natalizia. Tipo che è febbraio e bevi il thè nella tazza con la renna. PERCHE’ deve esistere una cosa del genere? Mi replicherete: “puoi usarla solo a Natale”. Ha senso possedere una cosa usata SOLO a Natale, e che non è una decorazione tipo albero o presepe? Seriamente, no, io non ci trovo senso. Il numero inusitato di infusori per il thé? Ora, secondo voi io ho cinque minuti per farmi un thè. Cos’è più plausibile, che prenda una bustina di thè equosolidale Coop e la lasci in infusione o che prenda quell’ottimo thè a fogliette aromatizzato curcuma zenzero karkadè cicoria (giuro che almeno una volta nella vita ho trovato ciascuno di questi ingredienti nel thè), lo
infili nell’infusore, lo metta a bagno, lo tolga e mi metta a combattere col sacchetto dell’umido per infilarci tutte le fogliette appiccicose, lavi l’infusore e finalmente beva il thè (che già era di dubbio gusto prima, ora che è tiepido fa proprio senso)?
Ecco, brave.
Quindi cosa dovrei farmene di tutti ‘sti infusori, tazze natalizie, thè a fogliette (questi li riutilizzo per deodorare la lettiera al gatto…è sicuro che a casa mia scadono) o peggio ancora delle sciarpe blu, che mi sta da cani, dei borsalino viola, che quando mai?, delle papere di gesso…
Ho ricevuto tutto. Vi giuro, di tutto di più.
A un punto tale che posso redigere un regolamento di cosa NON regalare.
 I suddetti materiali da thè. Il soggetto del regalo è un monaco zen? E allora state toppando quasi sicuramente.



(tazze di Bergamo. Se ne può fare a meno? Se ne può.)


Abiti: molta, mooolta attenzione. O sapete per certo cosa porta di preferenza una persona, o se secondo voi le starebbe tanto bene un maglione viola, la degna prosecuzione della frase sappiate che non è “…e quindi glielo regalo”, ma “…e quindi mi tengo la mia opinione”. Punto. Non affollate l’armadio altrui di qualcosa che in fondo non sapete nemmeno se mettereste voi. Non c’è niente di più brutto di aprire un armadio e sentirsi in colpa perché “zia mi ha regalato il maglione, almeno una volta dovrei metterlo…” mentre ogni poro della Ferragni in ognuno di noi grida no.
 Attrezzi da cucina che NON sapete se hanno bisogno. Se vostro cognato va a vivere da solo è molto probabile che non sia provvisto di una caffettiera da 3 per quando lo andrete a trovare. In caso contrario, sappiate che quelle tazzine a pois che per voi sono un amore, magari un altro le preferirebbe con la fantasia a galline…
Libri o film: ci sta se sapete che la persona in questione è un lettore o cinefilo. Ma assolutamente assicurarsi di imbroccare, almeno in minima parte, il gusto della persona: niente di più brutto che scartare un harmony perché “tanto tu leggi”. Allora, a questa stregua, tanto vale regalarmi le etichette del bagnoschiuma. Tanto io leggo…
I soprammobili: ecco, questo no. Proprio no, continuamente NO. La casa è il posto dove ciascuno di noi si merita di essere circondato da cose scelte e amate, direbbe l’amica Marie Kondo. Mi spiace ma pretendere di piazzare nella casa altrui un qualsivoglia ammenicolo, sia pure con la scusa “ma non eri tu a far la collezione di elefanti coi pantaloni alla zuava? Eccotene uno in gesso”, mi pare un’intrusione dello spazio altrui. 
I regali dei bimbi. E qui diventerò impopolare. Certo, Natale è la festa dei bambini e spero che ogni bambino abbia la possibilità di avere almeno un regalo per Natale. Però credetemi, e lo dico da mamma: l’ennesima cinesata che intasa i 50 mq dove magari si vive in tre, che fa battere il cuore della mamma al pensiero delle vernici tossiche, che scassa i timpani al padre con le musichine a diecimila decibel è francamente evitabile. TANTO evitabile. Fate un regalo a voi, ai genitori, al bambino (che non ha bisogno di trovarsi la camera intasata di giochi), alle discariche: se ci tenete a fare un pensiero al bimbo rivalutate i colori, l’album da disegno, i libri, magari una maglietta o un pantalone (che mia figlia ad esempio si sporca come un tagliaboschi ogni volta che va al nido e un cambio in più fa comodo). O magari un ingresso al parco divertimenti, un biglietto per il cinema se è più grande.  A volte “una telefonata salva la vita”, chiamate la mamma e chiedete: “se compro a Pannolina un cavallo di legno a grandezza del cavallo di Ilio faccio bene?”…perché è probabile che la risposta sia no!!!
E vige la regola...non regalare agli altri quel che non vuoi sia rifilato a te.
COSA NON VORRESTE MAI TROVARE SOTTO L'ALBERO?

giovedì 16 novembre 2017

Quell’autunno poverello che riscalda i cuori


Stiamo ormai scivolando verso il Natale, e così potremo considerare archiviato l’autunno…almeno ‘psicologicamente’.
L’autunno è stata a lungo la mia stagione preferita, per i nuovi inizi che porta con sé: l’anno scolastico nuovo di zecca, i quaderni profumati di nuovo, qualche felpa che s’aggiungeva all’armadio (rigorosamente di seconda mano da qualche cugina, buttava così anche al liceo ), le foglie che crocchiano sotto i piedi, saltare nelle pozzanghere con gli stivali di gomma, la pioggia che lava via la polvere d’estate…
 
Tant’è che prima a Natale mi sentivo un po’ malinconica e la mia festa preferita restava Ognissanti -_- (bambina allegra, eh?)
Crescendo ho imparato ad amare anche tutte le altre stagioni, giusto l’inverno mi sta un po’ sul Qlo – dal 7 gennaio in avanti – ma questa è un’altra storia.
Resta però vero il fatto che adoro l’autunno, col suo carico incredibile di cose belle, poverelle ma belle, e quelle emozioni pacioccose che sa evocare (oggi come oggi fa moda tradurre emozioni pacioccose con ‘emozioni hygge’, ma questo blog è per la difesa dell’italiano, usa poco l’inglese…e figuratevi perciò il danese).
E adesso vi faccio una bella carrellata di pacioccosità a costo zero…o bassino come un nano da giardino, che mi fanno amare l’autunno.
1. La zucca. Mamma che buona la zucca, costa pochissimo e dà un profumo e un sapore ai piatti che fatti in là. Basta un pezzetto, e la classica minestrina fatta col dado diventa una festa di sapori. Da quando mi sono sposata, e il cucinare è diventato il mio quotidiano, ogni anno approfitto per una nuova ricetta: dagli gnocchi di zucca, alla pasta con pancetta e zucca, al risotto…quest’anno è toccato al farro con crema di zucca, curcuma e ceci: fate rosolare curcuma, zucca a tocchetti e rosmarino il olio d’oliva, aggiungere ceci e acqua, far bollire e passare al mix. Condire con questa crema il farro bollito. È buonissima!
Sempre per i graditi ritorni d’autunno: i cachi, belli spappolosi, magari da gustare con pezzetti di cioccolato fondente. I crauti viola, in insalata o bolliti
magari con un goccino d’aceto di mele …che buoniii! …le clementine, che sono la droga di Pannolina (se vede un mandarino in mano a mamma o papà, molla qualsiasi cosa e viene a condividere – leggi: ti ruba tutto il frutto). E poi la tradizione d’autunno…camminare con il cartoccio di caldarroste sotto i portici di Saronno. Ed è subito cibo paciocco. E poi da noi c’è la polenta! Magari col sughetto di funghi o i pezzetti di formaggio…e la cassoeula, un piatto
a base di verza e maiale che fa rabbrividire (i non autoctoni di disgusto, noi lombardi di piacere!)
2. I primi freddi. Ditemi quel che volete, ma tirare fuori la copertina pesante, accoccolarsi sul divano per una serie tv, tenersi vicino gatti, marito e figlia per un pieno di abbracci non ha prezzo, e non si può fare ad agosto: fa caldo! (sarà mica un caso che concepito la figlia ad novembre…) Ed è bello pure tirare fuori la giacchetta, i collant e la sciarpona e smettere di preoccuparsi per la ciccetta sulle braccia!

3. I vinelli. Chè “a San Martino, ogni mosto si fa vino”, e quindi si approfitta per trovarsi a casa propria o di amici a condividere un assaggio da una buona bottiglia, far 4 chiacchiere, e se c’è la stufa accesa…si scaldano le castagne o gli amaretti, così sono più croccanti. Oltre a sentire quel fantastico profumo di legno bruciato…
4. Cambiare il guardaroba capsula! Questo ormai succede un po’ ogni 3 mesi nella mia vita, ma trovo particolarmente bello quello autunnale perché in primo luogo, il mio colorito risalta particolarmente coi colori tipicamente autunnali come marrone, verde, ocra, arancio. E poi ricevo sempre il frutto del cambio armadi di sorelle e cugine ‘sprecone’, facendo così shopping gratuito.
5. Passeggiare con la mia bimba e mio marito sulle foglie croccanti, fra gli alberi gialli. Che meraviglia!
E voi, cosa amate dell'autunno?
...lanciate le vostre autunn-idee a costo zero!

lunedì 13 novembre 2017

Il costumino della recita di Natale

Questa è la storia di un orrido maglione da falegname, e di come realizzò il sogno di una bimba.
Pannolina è una bambina davvero solare, sempre sorridente e paciosa, con una spiccata indole agricola… (tutti i giorni si incarica di spargere il becchime alle due gallinelle del nido dei sogni). Anche per questo le maestre hanno stabilito di darle la parte della contadinella nella recita di Natale. Però hanno bocciato il vestitino a fiori che le avevo dato come costume della recita di Natale: “è da contadina ricca! Non hai qualcosa di marrone, da bracciante poverella?”
ORA: va bene accettare anche vestitini di seconda mano da amici e parenti, ma francamente quando mi danno una busta con abiti per Pannola, faccio una rigorosa cernita, quindi NO, non ho abiti da poveraccia per mia figlia!
Però…
Però ho un orribile maglione di MR T, una roba veramente brutta brutta che utilizzava in laboratorio perché “tiene caldo”. Quando si è bucato, ha avuto la faccia tosta di chiedermi di rammendarlo. La mia risposta è stata un bel pile della Decathlon, che va bene tutto ma devo continuare a guardarti senza aver male agli occhi.
Mr T però ha la psicosi antidecluttering, fosse per lui dovremmo tenere sempre tutto. Con buona pace di Marie Kondo, ho trasceso la regola di non buttare la roba altrui e quando non mi vede…butto eccome! Oppure, per venirgli incontro, cerco di riutilizzare. Ecco, il suddetto maglione era riutilizzato come imbottitura del pouff in salotto. Lo recupero dall'interno del suddetto pouff (pazienza, è rimasto un po' più sgonfio...)
Mando una foto dell’horror sweater alle maestre per avere l’ok sulla fantasia: è questa l’idea di povertà che vogliamo dare?
Sì!
Ecco quindi cos’ho fatto…
Dal margine basso del maglione (cogliendo quindi il bordo lavorato a costa per evitare di smagliare eccessivamente il tutto) ho tagliato un rettangolo lungo circa 60 cm e largo 18. L’ho tagliato dal bordo laterale, fronte retro, così è bastato fare una cucitura sul bordo rendendola un ‘tubo’. In alto, per far passare le braccine, ho lasciato due tagli laterali di circa 8 cm. Sopra ho orlato, davanti e dietro, facendo passare un pezzo di fettuccia rossa di 15 cm di lunghezza. E voilà, ecco lo scamiciatino: si fa passare dai piedi della piccola, e si annodano le due fettucce con un fiocchetto per farne delle spalline. Un paio di collant di lana rossa, e un lupetto rosso, completano la mise da contadinella povera.
Non ho foto del risultato finale, ma lo schema seguito, adattandolo lievemente, è quello dell’abito ricavato dalla federa di cuscino.

Le maestre sono rimaste così entusiaste che per un attimo ho temuto di dover fare la costumista ufficiale! l'unico problema è che Puzzolo si è impadronito dei rimasugli di maglione, che è diventato la sua nuova coperta della nanna - si vede che tiene caldo davvero. Ora chi glielo spiega che va buttato via? (no, davvero...è troppo brutto!)

lunedì 6 novembre 2017

Le peripezie della mamma alla mUoda


Sei mamma? Hai uno stile di vita che ti richiede più di un’occasione d’uso?

Ecco, a un certo punto scoprirai che quell’armadio minimal, quell’armadio capsula di 33 pezzi per 3 mesi che ti sei studiata con attenzioneha un difetto: è soggetto ad usura!

 

Ragazze, una moria. Scarpe rotte e logorate dall’inizio 2017: 6. Sono rimasti solo quei tacchi pressochè inutili, e le scarpe comprate solo per quella determinata camicia e basta!

Pantaloni eliminati: 3. Uno passato a miglior vita perché due taglie troppo grande (l’allattamento prolungato fa miracoli, e anche un po’ SCARNIFICA), uno per macchie indelebili, uno (il mio amatissimo jeans regular) strappato.
Borsa nera: la cerniera non chiude più, la fodera strappata e rammendata in più punti...

Spazzola: ad ogni colpo di spazzola, partono via tre dentini.

Giubbetto mezza stagione: ha le cuciture così lise che si intravede l’imbottitura sotto.

 

…anche rendendomi conto che in passato avevo troppa, troppa roba, e non volendo più ricadere in certi estremi,  per qualcosa si rende necessaria la sostituzione. Almeno mi servono due paia di scarpe basse per affrontare l’inverno e un jeans.

Mi metto alla ricerca e, senza scherzi, ho dovuto girare 6 posti per trovare le scarpe e 3 posti per trovare i jeans.

O scarpe tamarrissime e piene di borchie…o tacchi impossibili…o forme inabbinabili…ma dico, un normalissimo paio di ballerine con 2 cm di tacco? Un polacchino nero con le stringhette? È così terribile?...Sono demodè? Ma chi se ne frega! Non posso girare con le scarpe nel sacchetto per cambiare scarpe quando vado a prendere mia figlia al parco dopo l’ufficio…e non posso fare 3 km al giorno coi tacchi.


Per non parlare dei jeans: è stato impossibile trovare un paio di jeans NON skinny. E diciamocelo: se non sei Philippa Lagerbach, gli skinny ti fanno sembrare un cotechino! Ma poi: il modello? Una cosa liscia, ossia: senza strappi, senza borchie, senza brillantini a formare fantasie floreali gipsy, ad una lunghezza che copra l’osso della caviglia….non è stato possibile trovarla. Alla fine ho dovuto accontentarmi di un paio con poche ‘graffiature’, skinny, che arrivano almeno alla caviglia. Abbinerò i polacchini che tanto ho faticato a trovare, e amen.


Il giubbino non ho avuto cuore di rottamarlo. Fino a fine novembre lo tengo con me,… poi si vedrà. Spero che – avendo sistemato il ripostiglio dei cappotti – la prenda per una SPA, si senta rigenerato ed esca a primavera più bello di quando lo riporrò.

 

…sei uno stilista? Cerchi un’idea marketing? CHIAMAMI. Ho l’idea business per te: il guardaroba della trentottenne normale.

Quella che non ha più 35 anni (e magari si sente passatella lo skinny jeans sberluscente e la minigonna microscopica, ma troppo giovane per il kilt al ginocchio di Jessica Fletcher). Quella che corre da mane a sera: dietro ai figli, dietro ai gatti, dietro al bus o al treno, dietro a quella serranda della Coop che si sta abbassando…Quella che nonostante tutto vorrebbe evitare di sembrare una profuga scappata da stazione Centrale e di far scappare il marito, e vorrebbe mantenere un aspetto carino.

A NOI NON PENSA NESSUNO, NON SIAMO IL TARGET DI NESSUNO! PENSATECI!!!